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“La pelle dell’uovo”: il teatro racconta gli archivi

“La pelle dell’uovo”: il teatro racconta gli archivi

Questa storia inizia così:

Archivio di Stato della Spezia, Fondo del Tribunale civile e penale, fascicoli processuali penali (1815-1932), busta 459/I, fascicolo 21. Cominciamo da qui.

Come se la carta fosse una tela: ogni tela è costituita di fili, legati in una trama. Non si usa forse la parola “trama” sia per i tessuti che per i racconti? Ecco, immaginiamole le carte: come se da quel fondo allungassero i loro fili, si intramassero al di là del tribunale e al di là dell’archivio di stato, si spostassero e viaggiassero un po’ più lontano, a comprendere una delle fabbriche più grandi nella Spezia del primo Novecento: allora si chiamava Terni, in località Melara. In quel momento era sotto i comuni di Arcola e di Vezzano. Poi si sarebbe chiamata Odero Terni e dopo ancora Odero Terni Orlando, OTO Melara.

In questa storia c’entrano quindi due archivi: l’Archivio di Stato della Spezia e l’Archivio Storico OTO Melara, curato e gestito dalla Promemoria Società Cooperativa per conto dell’Associazione Museo della Melara. 

Questa storia ha quasi un secolo: è una storia che comincia nel 1927. Molti nomi, diversi dati, si procede per tentativi. In fondo si tratta di risolvere un mistero. Un caso di furto.

Alla OTO sono stati sottratti 612 metri di tela di lino, della qualità più fine: la cosiddetta “pela d’uovo”,  così chiamata per via del suo candore, così simile a quello della pelle d’uovo quando è cotto. 

Che ci fanno con della tela in una fabbrica come la Odero Terni Orlando? Ebbene: alcune tele, il lino ad esempio, vengono utilizzate come isolanti elettrici, per foderare i cavi. D’altra parte può capitare di vedere ancora oggi, nelle case antiche, quelle che hanno gli interruttori di ceramica, correre lungo la parete cavi elettrici uniti e intrecciati, foderati appunto di tela.

Di questo furto viene accusato un operaio OTO, reo, secondo le ipotesi investigative, di aver ceduto la tela ad una sua amante perché ne facesse camicie. Le tappe dell’istruttoria si possono ripercorrere tutte grazie ai materiali documentari conservati nell’Archivio di Stato della Spezia. I verbali, con la trascrizione in prima persona delle parole degli imputati, dei testimoni, delle persone “informate sui fatti”, si prestano in modo particolarmente efficace ad essere letti “a viva voce”. 

Ecco che il teatro si rivela uno strumento straordinariamente efficace per raccontare questa vicenda lontana, ma che fa toccare da vicino la varia umanità protagonista di quel momento storico. È per questo che la Promemoria Società Cooperativa produce un monologo di teatro di narrazione con le musiche di Mappo (Manuel Picciolo), in un progetto curato dall’Associazione Museo della Melara e andato in scena nell’ambito della XVII Settimana della Cultura d’Impresa di Museimpresa presso lo stabilimento ex OTO Melara (oggi Leonardo) della Spezia. 

Il teatro e la musica, la voce delle carte: un modo per mettersi in ascolto di un’Italia lontana che, a un tratto, pare vicinissima. Una delle tante forme possibili per valorizzare la memoria.